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Alla Fiera Campionaria del centro Marche Expositiva, ha fatto irruzione, su invito di Expositiva in persona nelle carine vesti della mitica Manuela Flamini presentatrice dell’evento, Apologia del piano B… il 2 maggio, nel tardo pomeriggio, insinuandosi tra una sfilata di moda e l’altra, tra un bikini e un perizoma, insomma nelle insenature dove Apologia vive di rendita e sorride pasciuto in quanto contestualmente pieno di se stesso.
Durante la presentazione apologica a Expositiva è rimasto, sopra ogni pensiero, lo strascico dello spettacolo teatrale nella testa grossa di Properzi… è rimasto quel dolce e sorprendente strascico di quella serata straordinaria al cinema Arlecchino di Monte Urano del 22 aprile.
Quel lungo applauso finale… quasi fosse la rappresentazione metaforica della conclusione di un atto sessuale, l’applauso, l’orgasmo. Perché le persone battono le mani per dimostrare il loro apprezzamento a ciò cui stanno assistendo? Un gesto quasi scimmiesco… l’applauso.
Manuela mi ha chiesto del libro e sapete, dopo varie presentazioni, ti vien voglia di dire cose nuove e allora ho chiesto al pubblico di Expositiva se nelle librerie avessero mai visto libri di scrittori locali… Leggiamo romanzi di scrittori di ogni parte del mondo ma difficilmente di scrittori locali, perché ce ne sono pochissimi e ancor meno quelli che sono in grado di essere distribuiti in ambiito nazionale con numeri mediocremente soddisfacenti.
Poi quando si ha poco tempo per promuovere un prodotto, ad esempio in un’intervista, è opportuno, secondo le migliori regole di comunicazione pubblicitaria, citare più volte durante il discorso il nome del prodotto che si vuol promuovere.
E così ho parlato del mio romanzo dicendo: ‘Apologia del piano B è un piccolo fenomeno mediatico… Apologia del piano B a pochi mesi dalla pubblicazione è già stato ristampato… Apologia del piano B è già uno spettacolo teatrale… Apologia del piano B a breve sarà un cortometraggio…’ Ho descritto così lo scenario che avvolge di questi tempi il mio romanzo citando più volte il nome del libro.
Quando ho finito quindi la presentazione e sono sceso dal palco un signore mi ha preso un braccio e mi ha detto:
‘Scusa ma com’è che si chiama questo libro?’.
Ho pensato allora a tre cose.
La prima è suicidarmi.
La seconda è che forse era meglio chiamare il mio libro con un nome più memorabile.
La terza è che il marketing è una disciplina i cui connotati sono per me sempre di più indecifrabili.