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E’ chiaro che la nascita di un libro scaturisce da sorgenti di variegata natura.
Il canale genetico non è univoco.
Giovanni Galli, portiere della nazionale di calcio e di squadre di seria A blasonate, quali Milan e Parma ad esempio, decide, a un certo punto della sua vita, di scrivere un libro.
Il punto della sua vita che innesca tale lavoro che, per esperienza personale, vi assicuro che ti consuma avidamente e ti arricchisce irreversibilmente, scaturisce dall’Evento Ispiratore.
L’evento in questione, per Giovanni Galli, è la morte del figlio Niccolò, diciassettenne.
Ivan Zazzaroni, giornalista sportivo tra i più famosi, eclettico personaggio televisivo, amico di Giovanni e lettore di Apologia del piano B, esponendosi pericolosamente, commenta commosso la volontà di Giovanni di condividere col mondo il Sommo Dolore: la Perdita del Figlio.
Apologia del piano B scaturisce da un Evento Ispiratore meno tragico, più classico: un viaggio in Ungheria di un mucchietto insensato di smandrappati.
L’analogia in ogni caso però scatta.
La morte di un figlio è un viaggio.
Un viaggio senza ritorno però.
Giovanni Galli confessa che solo la fede può fa emergere un genitore dall’abisso più grande. La fede che può portarti ad affermare che diciassette anni di felicità sono il premio che può consentire a un Dio di avere la facoltà decisionale di stabilire che tutto può finire e che 17, numero 17, sia il livello numerico oltre il quale, anche per questioni scaramantiche, non si va oltre col sorriso nel volto.
Quindi, per farla breve visto che sono quasi le 4 di notte, nello splendido teatro di Penna San Giovanni (uno dei pochissimi teatri d’Italia esclusivamente lignei), due romanzi si incrociano per perdersi nei rispettivi flagelli esistenziali. Ma con una possibilità ulteriore oltre i tempi regolamentari, come poi riporta il titolo stesso della biografia di Giovanni Galli, ‘La vita ai supplementari’.
Ma che fine ha fatto Frescobaldi?